Alla fine degli anni ’60 Giovanni Carpentieri conosce, a Milano, Gian Carlo Calza allora appena laureato ma già considerato un esperto nelle arti e nella filosofia del Giappone, che gli dona un piccolo grande libro, il Tao Te Ching di Lao-Tse. Carpentieri fu conquistato da questo filosofo cinese vissuto nel VI secolo a.C. e contemporaneo di Budda e di Confucio.
Successivamente si interessa al Taoismo e al Buddismo Zen, visita il Giappone e i giardini di Kioto e resta colpito dalla profonda e complessa semplicità dell’arte giapponese, dalla sua perfezione, dai suoi spazi, dai suoi vuoti e dai suoi colori.
“FIORI PER UN GIARDINO ZEN”
Sono opere su cartoncino realizzate in vari periodi con dimensioni da 79cmX50cm a 30cmX20cm.
Alcune di queste opere su cartoncino (50cmX50 cm) hanno fatto parte di due mostre tenute nel 1976 da Carpentieri: una alla Galleria EDELAMBACHTHUIS di Gouda in Olanda e l’altra allo STUDIO ZERO di Milano con l’artista olandese Menno Meyer .
La struttura è razionale e poetica. Un segno gestuale, un gesto di liberazione si sovrappone e distrugge una struttura mentale costruita con razionalità”.
Già in queste opere compare l’dea di verticalità che diventerà in seguito molto presene nelle opere di Carpentieri.
































“LA MENTE E IL GESTO”
In questa serie, realizzata tra il 1974 e il 1975, gli interventi con colori acrilici e spray (la parte emozionale, gestuale) hanno come base forme ovali serigrafate di vari colori (la parte razionale, mentale) . Questa forma, tra l’ovale e l’ellittica, è stata ripresa da Carpentieri in altre opere successive tra cui le maioliche d’arte .
Inizialmente le dimensioni delle serigrafie erano di 70X50 cm. Sono state portate successivamente al formato 50X50 cm perchè è sembrato più proporzionato alle forme serigrafate.
Gabriele Mandel scrive: “Questi colori che il lingam-uovocosmico racchiude ancora sedimentati sono disponibili per le alchimie mirabolanti di chi sa fantasticare per immagini”.

















“ZAZEN”
Opere realizzate con colori acrilici su cartoncino. Dimensione 70X50. Anni 2000/2002.
Alcune opere sono state esposte alla mostra dedicata alla zen “LA MATERIA E IL SOFFIO” al Centro Culturale Maitri di Calcata nell’aprile del 2024.
Giovanni Carpentieri nel depliant della mostra scrive: “Le opere esposte sono state realizzate tra i primi anni ’70 e il 2002. Qualcuna di esse ha fatto parte di una mostra che feci in Olanda, nella Galleria d’Arte di Gauda, che aveva per titolo “Fiori per un giardino zen”.
Tra la fine degli anni ’50 e gli inizi degli anni ’60 a Milano, che io frequentavo e dove ho abitato tra il 1966 e il 1980, l’interesse per la cultura giapponese, per il buddismo e per lo zen era molto sentito
Lo zen era considerato un esercizio spirituale, una alternativa alla vita convulsa, una pratica meditativa per ritrovare sé stessi.
Ero colpito da frasi come: “Lo zen e l’attimo presente”; “Lo zen e l’apertura della mente”; ”La materia e lo spirito; “Lo spirito e il vento”; “Lo zen e l’attimo fuggente”; “Il sonno e il risveglio”; “L’uomo e il sé stesso”.
Come si può vedere, vi sono molte chiavi interpretative dello zen, visto come disciplina e come filosofia. Nelle mie opere vi è il mio modo di avvicinarmi ad esso, di sentirne lo spirito. L’immagine è simbolica, è il veicolo attraverso il quale si possa pensare a qualcosa di impalpabile, di superiore.
E a pensare ad una materia (un mondo) che si dissolve in una specie di vacuità. Non è una brutta materia (non è un brutto mondo). L’immagine è simmetrica, ordinata e coerente. Ma mi affascina il suo straordinario contrapposto: un soffio, o, come qualcuno ha detto, un volo di libellula.
Mi sembra che lo zen compia il più grande dei miracoli: quello di mettere in un insieme organico i famosi elementi parmenidei, “l’essere è e il non essere non è”, che sono alla base del nostro mondo. Forse è proprio questo il grande merito dello zen: mettere insieme in un una sola impalpabile entità il tutto e il nulla con il conseguente dissolvimento degli elementi che contrappongono la civiltà occidentale a quella orientale.














